sabato 12 luglio 2014

Millesettecentonovantanove



Due studenti parlavano del più e del meno, nel millesettecentonovantanove; e c’era un diavoletto tutto rosso alle loro spalle e aveva in mano una siringa… 
Nel frattempo un soldato in divisa, blue rosso e bianco, guardava in lontananza e sì, forse pensava ai campi, con un gomito poggiato su di un carro senza cavallo... 
e dietro di lui s’intravvedevano altri due diavoletti ghignanti e rossi, che cercavano di spezzare una ruota del carro. 
Una testa grassa e occhialuta - lo storiografo forse o un uomo di spirito? - osservava e sorrideva, divertito: i diavoletti che non osano sollevare le gonne della massaia, corsa alla fontana alla fine della luce meridiana, e che non versano a terra il latte di piccoli affamati, riescono a mandare in malora i bei piani della Ragione, i desideri colti dei nobili che si atteggiano a giacobini. Sono questi forse i misteri della religione? 
Non resta alfine che un bagno, una calda pioggia, che lava una sagoma inodore di nobildonna, lasciata penzoloni sul capestro; sui cui capelli nero corvini corrono a ridere gli uccelli... 
“A' rivoluzzione' è curnuta, te o' dich'io!”, urlò qualcuno con voce roca dialettale dal fondo di una qualche bottega che doveva essere lì da qualche parte nella piazza; poi l’intervento del silenzio; qualche colpo di martello nato in un’officina; e una qualche canzone, di quelle parlate del popolo minuto, a dire il tempo e della rinascita perduta... 

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